Intervento di Alfonso Scutellà ad un Convegno sulla Sanità, vi sono ripresi in parte gli eventi emersi sulla vera verità (anche se queste relazioni sono di parte non hanno potuto stravolgere quella che è la triste realtà): Viste le varie relazioni: 1. Relazione degli Ispettori Regionali, che hanno agito su mandato dell’Assessore Regionale On. Doris Lo Moro, dalla quale emergono precise responsabilità in ordine ad una serie di ritardi che alla fine si sono rivelati fatali per la sorte di mio figlio (vedi conclusioni: punti 1, 2 sub a, b, c, d e 3 sub b) 2. Relazione degli Ispettori Ministeriali, che hanno agito su mandato del Ministro della Salute On. Livia Turco, i quali confermano in toto le conclusioni degli ispettori regionali e così facendo rafforzano le responsabilità di chi è stato causa di questi ritardi. 3. Relazione della Commissione per la verifica sulla qualità dell’assistenza sanitaria in Calabria, ex Commissione Serra oggi Riccio che hanno agito su mandato del Ministro della Salute On. Livia Turco, dalla quale emergono precise responsabilità e principalmente, su chi, in base alle risultanze delle suddette ispezioni non ha provveduto a prendere gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili. 4. Relazione conclusiva della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario istituita il 25/07/2007 c/o la Camera dei deputati dalla quale emergono precise responsabilità. Si legge infatti: “ In sintesi, i contenuti delle audizioni volte a far luce sul caso di Flavio Scutellà indicherebbero un errore di valutazione da parte dei medici di Reggio Calabria, i quali, secondo quanto affermato dai responsabili dell’ospedale di Polistena, non avrebbero considerato l’esito della TAC che imponeva un ricovero d’urgenza” Ringrazio tutti i partecipanti e in particolar modo l’organizzatore ex-collega ed amico On. Enzo Pisano. Sono il papà di Flavio Scutellà, sono passati otto mesi e nulla è cambiato se non la nostra famiglia. Abbiamo cercato di dare un senso alla tragedia subita affinché si possano evitare altre disgrazie, ma ahimè debbo realizzare che tutto ciò è stata una perdita di tempo. Il mio attivismo da fastidio da tutte le parti, perché nel ricercare la verità e la giustizia, si vanno a scardinare quei meccanismi consolidati ed ormai cronici di clientelismo ed altro per come hanno rilevato dal governo centrale, ma non posso evitare di leggere le varie relazioni fatte per far luce sul decesso di Flavio, tutto questo mi indigna e vi invito a riflettere in che situazione ci troviamo, dalla Relazione Regionale istituita dall’On. Doris Lo Moro cito testualmente “il paziente è stato definito codice rosso, non risulta però che sia stata presa in considerazione dall’equipe soccorritrice ovvero da parte della centrale operativa l’opportunità di trasferire il paziente direttamente alla neurochirurgia di Reggio Calabria”, sono state anche disattese le disposizioni regionali in materia di paziente critico (nota Regionale del 8 Agosto 2005 n°16017 circa le linee guida per la gestione dei casi di emergenza relative ai pazienti in codice rosso dice “in nessun caso potrà essere rifiutato il ricovero dovendosi privilegiare prioritariamente la tutela del paziente critico rispetto alla normale organizzazione Ospedaliera), inoltre l’utilizzo delle autoambulanze non è consono alle emergenze del territorio, poiché vengono spesso utilizzate come Taxi sanitario, non solo, ma un’equipe destinata a tale scopo, raggiunta telefonicamente dalla centrale operativa alle 18,27, falsamente ha dichiarato di essere già all’ospedale di destinazione (dal foglio di marcia parte 18,20 arriva 18,40). Addirittura alle ore 18:45 all’ennesima richiesta di un’ambulanza per Flavio la stessa veniva utilizzata per un altro paziente, anche se la richiesta era delle 18:48 solamente perché i familiari protestavano, infine l’ambulanza che lo stava trasportando a metà percorso si ferma per il cambio di equipaggio e proseguiva solo con il rianimatore e senza il dottore del 118 (è assurdo che un trasporto a codice rosso si debba fermare per il cambio, cose Bulgare) Anche all’arrivo a Reggio Calabria e con una tranquillità spaventosa il dottore della neurochirurgia si preoccupava a farci vedere la stanza del ricovero mentre Flavio aveva già le convulsioni della morte dovute all’ematoma che frattempo (cinque ore) era aumentato abnormemente. A tutt’oggi queste fatti sono all’ordine del giorno, tant’è che in un’occasione di un ferito da arma da fuoco, trasportato dal dott. Fedele con l’ambulanza della Croce Rossa a Polistena, veniva intrapresa l’erronea trafila che era stata attuata per Flavio per trovare un posto nella neurochirurgia di Reggio Calabria che come al solito era stato negato, solamente dopo l’intervento del Dott. Fedele che fortunatamente, avendo letto la relazione di Flavio ha ribadito la nota regionale citata precedentemente ottenendo cosi il ricovero a Reggio Calabria. E chi non ha la fortuna di essere soccorso dal Dott. Fedele cosa fa? La legge non ammette ignoranza, ma la cosa che mi fa indignare di più è che seppur ci sono altre relazioni cui cito testualmente la Relazione della commissione per la verifica della qualità dell’assistenza sanitaria in Calabria ex Serra oggi Riccio, “Errori sanitari: Appare necessario che una simile valutazione sia effettuata fin da subito con riguardo ai Direttori generali, amministrativi e sanitari attualmente in carica. Con riferimento ad alcuni incidenti occorsi nelle strutture sanitarie pubbliche e private, le attività di inchiesta di cui la Commissione è venuta a conoscenza hanno evidenziato l’intervenuta violazione o la non corretta esecuzione dei doveri professionali. La Commissione ritiene che, laddove siano identificati e accertati, a seguito di appropriate ed opportune indagini, anche interne, profili di responsabilità professionale, le aziende sanitarie dovrebbero adottare tempestivamente quegli atti (previsti dall’art. 93 del vigente CCNL) quali la sospensione e, nei casi più gravi, il licenziamento. (forse la morte di un bimbo non rientra in questi casi) Se le inchieste interne hanno poi permesso di evidenziare ipotesi di negligenza, imprudenza o imperizia colpevole, le direzioni aziendali avrebbero potuto e dovuto adottare i provvedimenti più opportuni senza aspettare i tempi della Magistratura, nel rispetto di quanto previsto dal CCNL e dal Codice Civile, compresa la sospensione dal servizio. Il tutto in una terra a forte presenza di criminalità organizzata che fa del condizionamento ambientale una delle sue armi più insidiose e dove la sanità, secondo la relazione della commissione antimafia, rappresenta il vero “affare” della regione. La Commissione, inoltre, ha accolto la richiesta di incontro dei familiari delle vittime di episodi di “malasanità” in Calabria ricevendo da questi un appello accorato ad ottenere giustizia in tempi rapidi e soprattutto ad evitare che chi abbia sbagliato continui a permanere in situazioni in cui può ripetere l’errore. L’associazione dei familiari delle vittime “Comitato spontaneo delle vittime della sanità in Calabria” ha prodotto un documento di sintesi, contenente anche delle proposte operative che la commissione ha attentamente valutato, ed in alcuni casi, recepito. Gli incontri con i familiari delle vittime di casi di malasanità hanno messo in luce come, nonostante commissioni d’indagini regionali o ministeriali abbiano accertato responsabilità professionali degli operatori sanitari, gli stessi continuino a prestare la propria attività nel medesimo posto. Anche il recente caso verificatosi a Villa Elisa, ove la commissione si è recata subito dopo la morte della donna, non sfugge alla solita logica, anche se l’assessore alla sanità ha immediatamente istituito una commissione d’indagine che ha accertato gravi inadempienze, rimettendo alla valutazione del direttore generale dell’ASP i successivi provvedimenti. Alla data in cui viene conclusa questa relazione nulla è cambiato nell’attività erogata dalla casa di cura Villa Elisa. Al di là dell’intervento della magistratura è fin troppo evidente che ogni strumento idoneo all’individuazione delle responsabilità professionali è il miglior modo per aiutare la buona sanità a non essere coinvolta in un giudizio negativo generalizzato. Ma troppo spesso questa strada non viene seguita, si rinuncia ad attivare qualsiasi intervento nell’ambito del rapporto di lavoro che possa individuare le responsabilità, lasciando tutto all’esclusiva valutazione della magistratura e determinando in tal modo una situazione di inerzia e di generalizzata impunità. Il sistema anche di fronte alla morte di bambini sembra autoassolversi. Le commissioni di disciplina e i collegi arbitrali in molte realtà non sono state neanche costituite, eppure costituiscono organismi indispensabili per l’attivazione del potere disciplinare. Né risulta agli atti della commissione che gli ordini professionali abbiano attivato forme di autotutela nel rispetto delle norme di deontologia professionale. E’ necessario affrontare in futuro gli eventuali eventi avversi, con la massima trasparenza e chiarezza, senza azioni omertose o di protezione dei responsabili. Ogni evento deve essere attentamente analizzato, anche con il supporto di competenze esterne, come avvenuto in altre Regioni, per individuare le cause profonde e utilizzare le procedure migliorative e correttive disponibili, le cosiddette buone pratiche. I consequenziali provvedimenti amministrativi dovranno essere tempestivamente assunti, quando necessario, da parte delle Direzioni Generali. E’ bene infatti sottolineare come al di là di errori medici per i quali può essere individuato un responsabile diretto, spesso vi sono dei responsabili “nascosti” nell’organizzazione o nel sistema. Cioè si può sbagliare per distrazione, dimenticanza, mancanza di cultura, violazioni di regole ma anche per mancanza di leadership. Tra tutte le criticità rilevate non può non farsi specifico cenno alla allarmante circostanza riscontrata pressoché ovunque, dalla mancanza di un effettivo sistema integrato per la gestione di casi clinici in condizioni di emergenza, la cui soluzione è affidata all’affannosa ricerca telefonica di posti letto, senza una minima programmazione precedente! Fatto sorprendente è che frequentemente i medici d’urgenza ritengano tale modus operandi assolutamente normale e scevro da pericoli. Un valido piano per l’emergenza, tempestivamente realizzato, potrebbe costituire una valida risposta per evitare di “perdere” pazienti, magari “rifiutati”, seppur in situazioni critiche, senza che nessun provvedimento sia intervenuto nei confronti di chi non ha consentito il ricovero, violando anche le disposizioni regionali vigenti. La sensazione di generale impunità non esclude da tale giudizio neanche la dirigenza sanitaria.” A tutt’oggi queste relazioni sono completamente ignorate da chi deve prendere provvedimenti con una logica di potere da far paura, quando si parla di omertà in Calabria ci indigniamo ma il tutto potrebbe trovare giustificazione nella paura di essere uccisi, mi chiedo invece di chi abbiano paura coloro i quali devono prendere provvedimenti a seguito di queste relazioni. Forse non li ritengono AUTOREVOLI? O altro, sicuramente chi si nasconde dietro un dito non ha o il coraggio o come dice il prefetto Riccio “non ha i titoli per ricoprire questo ruolo”. Ancora non ho trovato nessuno che mi abbia detto a che pro siano state fatte tutte queste ispezioni se non si attuano quei provvedimenti per correggere, quelle che sono le incongruenze rilevate. Al prezzo assurdo che mi è stato imposto con prepotenza, la vita di mio figlio, mi vedo costretto a pagare con le tasse tutti questi ispettori che hanno redatto le relazioni. Questo convegno è una bellissima cosa vi posso dire solamente che dobbiamo pretendere che tutte le belle parole che ci dicono non hanno nessuna rilevanza se non sono trasformate in fatti, purtroppo dalla mia drammatica esperienza sono otto mesi che sento solo belle parole perché non c’è la volontà di cambiare e non solo con dei fatti eclatanti e rilevati dalle varie commissioni vi è chi con il libero arbitrio sul dolore della mia famiglia provata ha anche la sfacciataggine di cercare di prendere in giro, sicuramente pensando di avere a che fare con individui suoi pari. La Sanità Calabrese è tutta da inventare, perché anche se è pur vero che vi sono medici di eccellenza che svolgono il proprio lavoro con preparazione e professionalità il tutto è vanificato da chi con imperizia, imprudenza e negligenza, termini che si possono comodamente sostituire con “ignoranza” o altro. Quello che dovremmo analizzare è, che per colpa di qualcuno dobbiamo pagare dei prezzi improponibili in termini di qualità di vita, perché in molti casi siamo costretti a ricorrere alle strutture del nord per gli errori subiti quando si fa in tempo, ma la cosa che mi fa ancora più male è che in ospedali tipo Niguarda, Borgotrento, ecc. in posti di rilievo vi sono Dottori Calabresi che assolutamente non hanno intenzione di prestare il loro operato in Calabria, tutto questo ci dovrebbe ancora una volta far riflettere, perché? Una chiave di lettura è la paura del confronto della competitività, detto da chi ha provato a ritornare nella sua Calabria ed è stato costretto a gettare la spugna. Un’altra cosa che distingue la Sanità Calabrese è presunzione e arroganza, per disgrazie analoghe a quella di Flavio, in altre realtà del nord i Direttori Generali o Sanitari nell’immediatezza con comunicato stampa hanno chiesto scuse alla famiglia ed a tutti i cittadini accettando l’errore e si sono messi a disposizione della famiglia e della Magistratura, da noi tutto il contrario, dai comunicati stampa degli stessi Dirigenti hanno dichiarato che la catena dell’emergenza è stata ok e i dottori dei vari nosocomi hanno operato in modo ineccepibile, qualche altro medico dichiara di vergognarsi per poi successivamente denunciarmi. Ma il dato inconfutabile è che tutta questa efficienza ha portato Flavio ad una morte dolorosa. L’unica volta che Flavio è stato costretto a ricoverarsi in Calabria perché trattato sempre al nord è stato dimesso dentro una bara bianca. Non voglio minimamente pensare di trovarmi al posto di chi nella catena del soccorso ha trattato Flavio perché chi legge le documentazioni, sempre in ambito medico, in tutta Italia fa dei commenti in ordine di preparazione e comportamento etico e morale che fa spavento. Concludo e ribadisco quello che ho riproposto in altre sedi le mie osservazioni al fine di apportare delle modifiche qualitative per dare vivibilità da ambo i lati. Torna sopra